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#Comunicati   lunedì 29 settembre 2014
Il Consiglio Federale scrive a "La Stampa"

Il testo della lettera inviata dal Consiglio Federale della FIDAF al quotidiano "La Stampa" in seguito a un articolo denigratorio nei confronti del football americano

Gentile Direttore,

le scriviamo in merito all'articolo “Se il football americano non fa scandalo”; a firma Francesco Guerrera, pubblicato sul Suo giornale il 22 settembre. Senza entrare nel merito delle critiche agli Stati Uniti e alla NFL, perché non ci competono, abbiamo però notato con rammarico la presenza nel pezzo di stereotipi e luoghi comuni che ormai da troppo tempo vengono con estrema superficialità associati al football americano. Che viene definito “sport basato sulla violenza” o “uno degli sport più violenti del pianeta”, dove “i campioni si portano il lavoro a casa”. Il tutto secondo un cliché ormai abusato, che vuole il giocatore di football come un picchiatore e basta, tutto muscoli e niente cervello.

E' uno sport di contatto fisico, non c'è dubbio. Come lo sono altri, ad esempio il rugby, lodato unanimemente per i valori che trasmette, o il pugilato, definito “la nobile arte”. Con la presente non vogliamo però entrare in altri campi, ma semplicemente esprimerLe il rammarico per il fatto che i valori e la nobiltà del football americano vengano costantemente ignorati. L'esempio è a portata di mano, qui in Italia, dove non è certo il “big business” descritto nel pezzo di Guerrera. Che vive negli Stati Uniti e forse non è a conoscenza che questo sport è praticato anche in Italia, al punto che la Federazione ha più di diecimila tesserati.

E' uno sport che insegna il rispetto per i compagni di squadra. Ci sono giocatori che passano partite intere, se non carriere, sapendo che non toccheranno mai il pallone, ma che dovranno lavorare solo per la squadra e sapendo che il loro lavoro non è meno importante di chi poi realizza i punti. E' uno sport che insegna il rispetto per gli avversari. Se un giocatore si fa male, gli avversari si inginocchiano all'istante e lo applaudono mentre viene medicato. E' uno sport, qui in Italia, che insegna che la pura passione può portarti ovunque. Non si guadagna, il motore principale è il volontariato, ma per soddisfazioni che non hanno prezzo. Altro che “big business”.

Tra i nostri giocatori abbiamo chi fa costantemente visite ai bambini malati in ospedale, chi partecipa sempre ai tantissimi eventi benefici che organizziamo parallelamente ai nostri campionati, un ingegnere aerospaziale che ha inventato una “app” per gestire gli allenamenti usata anche dalla Nazionale di calcio , professionisti affermati, studenti, impiegati e disoccupati. Sì, “together we play football” possiamo dirlo anche noi qui in Italia, con orgoglio.

Avremmo piacere di avere Lei e Francesco Guerrera al kick off classic della stagione 2015 della Prima Divisione, per farvi conoscere quanto detto, e consigliamo nel frattempo la lettura del libro “Playing for pizza”. In America lo si trova facilmente, perché l'ha scritto John Grisham. Uno degli scrittori più famosi al mondo, che si è innamorato del football italiano e dei valori che sa trasmettere, diventando nostro grande amico e fan.

Il consiglio federale della Federazione Italiana Di American Football