Con lo scudetto del CIF9 cucito sulle maglie dei Roosters Romagna la scorsa settimana e il conseguente termine della stagione tackle senior, il football americano italiano è già proiettato al prossimo autunno e alla ripresa dei Campionati Italiani giovanili. Con la nuova stagione junior bene in mente, dunque, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giorgio Longhi, Head Coach della nostra Squadra Nazionale U19, reduce dal bel secondo posto conquistato a Bologna lo scorso 9 luglio, nei Campionati Europei di Gruppo B. Gli abbiamo chiesto di farci un breve bilancio di questa nuova avventura e del suo ritorno in maglia azzurra dopo 8 anni. Ecco cosa ci ha detto.
Quando la Federazione mi ha assegnato questo prestigioso incarico, l’obiettivo principale era molto chiaro: serviva ricostruire un gruppo e, soprattutto, un clima positivo e costruttivo dopo la non troppo felice esperienza del 2019. Posso dire con assoluta serenità ed onestà che le attese in tal senso sono state rispettate. Giocatori e allenatori hanno dimostrato sin dai primi raduni di selezione grande sintonia e unità di intenti, l’atmosfera è stata sempre estremamente serena, con tanta collaborazione e disponibilità sia tra i ragazzi che tra i coach. Sono molto soddisfatto ed orgoglioso di come si sono comportati i nostri atleti, un esempio anche per le altre tre Nazionali presenti: educati, ordinati, rispettosi delle regole e degli avversari, sia in campo che fuori. Molto positivo anche l’”esperimento” condotto grazie a Piergiorgio Degli Esposti sul fronte della comunicazione via web. All’argomento “gestione dei social media” la Nazionale U19 ha dedicato un’intera sessione teorica e la risposta dei ragazzi è stata ottima. Hanno imparato a veicolare i contenuti mediatici nella maniera corretta, rispettando la maglia che hanno avuto l’onore di indossare, e i tempi imposti da una comunicazione che, vista l’importanza dell’evento, aveva necessariamente i suoi ritmi istituzionali. Questo ha consentito un ulteriore rafforzamento del gruppo e ci ha convinto di essere sulla strada giusta: no alla negazione dell’uso dei social, ma sì ad un utilizzo positivo ed efficace di questi canali di comunicazione che, ormai, giocano un ruolo importante nella vita dei ragazzi di questa età.
Veniamo all’aspetto tecnico: una vittoria convincente contro la Spagna, poi la sconfitta in finale contro la Finlandia. Cosa ha funzionato e cosa no?
La Squadra mi è piaciuta molto nel suo esordio contro la Spagna, che nel 2019 ci aveva sopravanzato, chiudendo al sesto posto. I ragazzi hanno risposto in modo impeccabile alle nostre indicazioni, giocando in modo ordinato, preciso e collaborando tra loro in un modo che, lo devo dire, ha stupito tutto il coaching staff. Hanno dimostrato di possedere una maturità tecnica e mentale già elevata e di questo vanno ringraziate le famiglie e le squadre di appartenenza. In Italia non abbiamo le Accademie, che esistono invece in altri Paesi europei, ma i nostri ragazzi iniziano a giocare sempre più in giovane età, sfruttando i programmi offerti dalla Fidaf sia per quanto riguarda il flag che il tackle. Il risultato è che arrivano a 19 anni già con 4-5 anni di football alle spalle e la differenza si vede subito!
Contro la Finlandia abbiamo commesso qualche errore di troppo, patendo la loro superiorità fisica, ma fino a 3 minuti dal fischio finale eravamo ancora in partita e questo vuol dire che possiamo giocarcela alla pari, almeno dal punto di vista tecnico.
Quali sono gli obiettivi per il futuro? Come proseguirà il vostro lavoro in chiave azzurra?
La Federazione Internazionale (IFAF) ha deciso di programmare annualmente il Campionato Europeo di categoria e nel 2023 il formato pare resti lo stesso. Noi giocheremo, dunque, ancora nel Gruppo B, dove ci ritroveremo a lottare contro Francia, Germania e Gran Bretagna. Dal 2024, invece, anno dei Mondiali, dovrebbe cambiare qualcosa, con un nuovo ranking che raggrupperà le migliori 12 squadre del Continente e un Campionato sviluppato in modo diverso, ma ancora in via di definizione. Il lavoro del coaching staff azzurro non si interromperà, quindi, e il grande vantaggio è che partiremo da un parco di 86 giocatori già selezionati e ancora nell’età giusta per affrontare il prossimo Europeo. A questi andremo ad aggiungerne altri, sulla base di un lavoro di scouting e recruiting che andremo a rafforzare, collaborando con le società per evidenziare e seguire sin da giovanissimi soprattutto quegli atleti dalla fisicità importante. E’ indubbio che l’Italia debba aggiungere “peso” in linea per combattere ad armi pari con le altre Nazioni europee, ma sono anche sicuro che il nostro bacino di utenza si stia ampliando, e dovremo monitorare da vicino tutti i nostri giovani talenti.
Per concludere, dunque, proviamo a stilare un bilancio di questa nuova avventura azzurra…
Desidero prima di tutto ringraziare la Federazione, perché ci ha messo nella posizione di poter lavorare al meglio, accogliendo tutte le nostre richieste e facendo tutto il possibile per agevolare il nostro lavoro. L’esperienza vissuta con i ragazzi e miei colleghi a Cadimare è stata preziosa: lavorare nella tranquillità della Base e al contempo consentire ad atleti che non hanno idea di cosa sia il Servizio Militare di respirare l’atmosfera rigorosa e ordinata di un ambiente come quello si è dimostrato un valore aggiunto ai fini della creazione di una Squadra Nazionale giovane come questa. La presenza alla cerimonia dell’alzabandiera, tutte le mattine alle 7.30, resterà indimenticabile, perché ha cementato il senso di appartenenza alla Squadra Nazionale, nel rispetto di una bandiera che è il simbolo dell’unità del nostro Paese.
E poi desidero ringraziare le famiglie e le squadre di tutti i ragazzi, perché se il nostro compito è stato più facile del previsto il merito è dell’educazione che è stata loro impartita a casa. Credo che la Nazionale U19 sia il miglior biglietto da visita per la Fidaf, perché qui viene espresso il meglio della scuola italiana. Oggi possiamo contare su giocatori che, dopo gli anni di gavetta nel flag e nei team U13 e U15, riescono ad accedere a programmi importanti quali quelli delle NFL Academy o delle High School americane, per poi rientrare in occasione degli eventi internazionali. Ma sono nati e cresciuti sportivamente in Italia ed è di questo che l’intero movimento deve andare fiero!
Ringraziamo coach Longhi per questa intervista e auguriamo a lui e al suo coaching staff buone vacanze e…buon lavoro!
Ph. credits: @Giulio Busi