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#News   lunedì 7 marzo 2022
Yevheniy Yustman: Stavolta si Corre per la Vita

Yevheniy Yustman con la maglia dei Gladiatori Roma, dove ha giocato dal 2012 al 2017
Sto bene, sono riuscito a lasciare Kiev e, dopo un viaggio rocambolesco, a mettermi al sicuro, per ora”. E’ questo il messaggio rassicurante che Yevheniy Yustman, WR ucraino cresciuto sportivamente nel nostro Paese, dove ha studiato e giocato per i Gladiatori e i Pretoriani Roma fino al 2018, ci ha mandato qualche giorno fa e che ha allentato la preoccupazione dei tanti amici che ancora ha in Italia. 

Come tutta la popolazione maschile tra i 18 e i 65 anni del suo paese, anche Yustman è chiamato a restare in Ucraina e, se necessario, ad imbracciare le armi per difendere i propri confini, ma i suoi pensieri sono anni luce lontano dalla guerra e dalla sua cruda illogicità. “La situazione qui è irreale. Il popolo combatte, ma non c’è modo di armare tutti. Ho lasciato Kiev sotto ai bombardamenti e guidato per 15 ore, superando 28 posti di blocco per raggiungere Leopoli e un posto sicuro. Guardiamo con apprensione agli sviluppi del conflitto. Se dovrò farò quel che devo, ma spero che la chiamata al fronte non arrivi mai”.

Sono tanti gli atleti, di tutti gli sport, coinvolti direttamente o indirettamente in questa guerra tanto assurda quanto crudele: le sanzioni previste dal CIO escludono anche Russia e Bielorussia da tutte le competizioni internazionali, cancellando in un colpo solo i sogni di tanti ragazzi e ragazze già fortemente segnati da due anni di pandemia. In questi giorni, leggiamo messaggi di solidarietà diretti all’Ucraina indiscriminatamente da parte di quasi tutti gli sportivi, perché si può lottare fino allo stremo su un campo da gioco o in gara, ma la pace è uno dei valori fondanti dello sport nel suo insieme, sport che da sempre è considerato lo strumento universale per unificare popoli altrimenti divisi per cultura, religione, confini geografici e politici.

Yustman è un ragazzo e un giocatore come i tanti che solo ieri abbiamo visto tornare in campo ad inseguire il sogno scudetto, a lottare per ogni centimetro che li divide dalla endzone. Oggi, però, per lui la posta in gioco è tristemente e decisamente diversa, costretto a correre per la sua vita e per quella dei suoi cari, sotto le bombe e imbracciando, suo malgrado per la prima volta un kalashnikov, con l’augurio di non doverlo mai veramente usare.

Continua a scriverci, Yust: noi, dall’Italia, continueremo a fare il tifo per te.